In data 27 gennaio 2022, l’Unione Europea ha avviato un procedimento presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio (World Trade Organization, WTO) contro la Cina per le sue pratiche commerciali discriminatorie nei confronti della Lituania, che colpiscono anche altre esportazioni dal mercato unico europeo.
La decisione della Cina sembra trovare la sua ratio nel fatto che, nel luglio 2021, la Lituania aveva concesso a Taiwan di aprire una propria ambasciata a Vilnius. Come è noto la Repubblica Popolare Cinese non riconosce Taiwan come Stato, e tradizionalmente adotta politiche di risposta diplomatica a vari livelli, nei confronti degli Stati che direttamente o indirettamente riconoscono Taiwan come soggetto di diritto internazionale, ad esempio, consentendo delle forme di upgrading dei rapporti bilaterali, come è il caso dell’attribuzione del rango di ambasciata agli uffici di rappresentanza commerciale.
È in questo più ampio contesto politico che, a partire dall'ultimo trimestre del 2021, tutti gli importatori di prodotti originari della Lituania e/o in transito o comunque relativi alla Lituania hanno iniziato ad incontrare difficoltà e restrizioni nell’assicurarne lo sdoganamento in territorio cinese quali, tra le altre, i) divieti o restrizioni all'importazione dei prodotti in questione dall'Unione, ii) divieti o restrizioni all'esportazione dei prodotti dalla Cina verso l'Unione, e iii) restrizioni o divieti per quanto riguarda la fornitura di servizi dall'Unione o da parte di fornitori di servizi situati nel territorio cinese o nei confronti di consumatori europei in merito a servizi forniti da fornitori cinesi.
Queste misure riguardano non solo beni o servizi provenienti da o destinati alla Lituania (o ad essa collegati), ed hanno bensì effetti anche sulle catene di approvvigionamento in tutta l'Unione. Il procedimento avviato in sede WTO riguarda tutte le misure con cui la Cina ha incoraggiato, incentivato od istigato una politica intesa a restringere il commercio da e con l'Unione, e più specificamente con la Lituania, in contrasto, tra gli altri, con gli articoli I[1], V[2], X[3] e XI[4] dell’Accordo generale sulle tariffe doganali e sul commercio del 1994 (General Agreement on Tariffs and Trade, GATT).
Conformemente all’Intesa sulle norme e sulle procedure che disciplinano la risoluzione delle controversie (Understanding on Rules and Procedures Governing the Settlement of Disputes, DSU), l'Unione ha chiesto formalmente alla Cina maggiori informazioni sulle misure poste in essere al fine di giungere a una soluzione soddisfacente. Qualora tali consultazioni non permettano di risolvere la controversia entro 60 giorni l’Unione potrà chiedere la costituzione di un panel che deciderà in merito alla questione[5].
La decisione dell’Unione si inserisce nel solco delle misure volte a rafforzare la posizione dell’Unione nel commercio internazionale, tra cui la proposta della Commissione dell’8 dicembre 2021[6] relativa ad uno strumento anti-coercizione, così colmando una lacuna legislativa.
La proposta stabilisce norme e procedure miranti a garantire una tutela efficace degli interessi dell'Unione e dei suoi Stati Membri qualora un Paese terzo, mediante misure che incidono sugli scambi o sugli investimenti, intenda costringere l'Unione o uno Stato Membro ad adottare o ad astenersi dall'adottare un determinato atto, dando così luogo ad una “coercizione economica”[7]. La risposta dell'Unione a sua volta mira a dissuadere i Paesi terzi dall'esercitare o dal proseguire tali forme di coercizione economica. Nello specifico, una volta accertata la natura coercitiva di un atto[8], la risposta dell'Unione può assumere la forma di un'ampia gamma di misure quali, tra le altre, l’avvio di un dialogo con il Paese terzo interessato al fine di valutare le opzioni per ottenere la cessazione della coercizione[9], assicurando in ogni caso che le stesse non superino il livello commisurato al pregiudizio subito dall'Unione o da uno Stato Membro a causa delle misure adottate dal Paese terzo, tenuto conto della gravità di queste ultime e dei diritti in gioco[10].