In data 18 febbraio 2022, l’Unione Europea ha avviato una procedura nei confronti della Cina davanti all’Organizzazione Mondiale del Commercio (World Trade Organization, WTO) ai sensi dell’Accordo TRIPS (Agreement on Trade-related Aspects of Intellectual Property Rights)[1] per le restrizioni imposte alle imprese europee che adiscono i tribunali cinesi per proteggere ed utilizzare i loro brevetti essenziali (Standard Essential Patents, SEP).

La decisione dell’Unione trova la sua origine nella recente politica introdotta dalla Cina nell'ambito delle procedure giudiziarie relative all'applicazione dei diritti di proprietà intellettuale su tecnologie chiave (quali ad esempio il 5G), che vieta ai titolari dei relativi brevetti di far valere i propri diritti in altre giurisdizioni avviando azioni legali dinanzi a tribunali non cinesi. Più particolarmente, nella sua decisione del 28 agosto 2020 nella causa Huawei contro Conversant, la Corte Suprema cinese aveva statuito che l'articolo 100 del Codice di procedura civile consente ad un tribunale cinese di adottare una misura provvisoria che vieti ad una parte di chiedere l'esecuzione di sentenze nazionali o l’adozione di provvedimenti giudiziari al di fuori della giurisdizione cinese (c.d. “anti-suit junction”), la cui violazione potrebbe comportare una sanzione giornaliera fino a circa 138.000 euro.

L’anti-suit junction è stata applicata in altri quattro casi[2], traducendosi in una politica pregiudizievole per l'innovazione e la crescita in Europa che, di fatto, priva le imprese europee della possibilità di esercitare e far rispettare i diritti di privativa che conferiscono loro un vantaggio tecnologico. Queste ultime, infatti, si trovano in una posizione di oggettivo svantaggio nel battersi per far valere i loro diritti, in quanto i fabbricanti cinesi richiedono le anti-suit injunction per beneficiare di un accesso alle tecnologie europee ad un costo inferiore o senza alcun esborso.

Secondo l'Unione Europea, tale misura viola gli obblighi assunti dalla Cina ai sensi dell'Accordo TRIPS, in quanto essa i) limita l'esercizio, da parte dei titolari del brevetto, del loro diritto esclusivo di vietare ai terzi non abbiano ottenuto il loro consenso di produrre, utilizzare, mettere in commercio, vendere o importare il prodotto brevettato o ottenuto direttamente mediante un procedimento brevettato[3], ii) limita l'esercizio, da parte dei titolari del brevetto, del loro diritto di concludere contratti di licenza[4], iii) crea ostacoli agli scambi legittimi e non fornisce salvaguardie contro l'abuso delle procedure di enforcement[5], e iv) impedisce alle autorità giudiziarie degli altri Stati Membri del WTO di ordinare ad una parte di desistere da una violazione su richiesta dei titolari di brevetti coinvolti in contenziosi davanti alle corti cinesi[6]. Non ottemperando alla richiesta scritta dell'Unione Europea presentata il 6 luglio 2021, inoltre, la Cina non ha fornito una descrizione completa della misura in questione, violando così anche l'articolo 63 dell’Accordo TRIPS[7].

Poiché le consultazioni richieste non hanno portato ad una soluzione soddisfacente entro 60 giorni, l'Unione potrebbe chiedere alla WTO di istituire un panel che decida la controversia. Nuovi sviluppi sono attesi nei prossimi mesi.